Con la conclusione degli scrutini, la scorsa settimana, nelle scuole “superiori”, sono stati pubblicati i “tabelloni” con gli esiti dell’anno scolastico.
Forse però, il termine pubblicati, cioè resi pubblici, non è il più adatto.
Osservando i “tabelloni”, infatti, risulterà evidente che alcune righe, in corrispondenza del nome, sono mancanti dei rispettivi voti. In questo caso, nella colonna in cui compare l’esito che in caso positivo sarà “ammesso alla classe successiva” vi potranno essere o “sospensione del giudizio” o “non ammesso alla classe successiva”.
Le tre diciture di cui sopra rappresentano l’elaborazione in chiave politicamente corretta che gli imbecilli raccomandati che occupano il MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) hanno escogitato al posto delle diciture ovvie che in un tempo meno ipocrita e meno stupido erano “Promosso”, “Rimandato” o “Respinto”.
In aggiunta alle ipocrite e fumose definizioni a cui sono obbligate le scuole la riga dei rimandati e dei respinti è vuota, cioè, non compaiono i voti. Si tratta in questo caso di un omaggio all “Privacy”, cioè la garanzia che non diventi pubblico quanto “asini” siano i rimandati e i bocciati.
Ma non è finita qui.
L’insegnante che si occupa di “coordinare” la classe, dopo lo scrutinio, dovrà telefonare alla famiglia per avvertire a voce della bocciatura, pardon, della non ammissione del pargoletto, scusandosi perché la scuola non è stata in grado di valorizzare le indubbie attitudine dello studente in oggetto, invitando i genitori per i giorni successivi ad un incontro nel corso del quale, insieme alle scuse, verrà motivata la bocciatura, oops, la “non ammissione alla cllasse successiva”.